Gli hacker: i pirati del web, il terrore della rete, entità senza volto ma capaci di portare a segno crimini incredibili a colpi di click! Ma sono tutti criminali devoti al guadagno personale? Esiste una corrente di hacking chiamata hacktivism. Com’è davvero esserlo? Perché lo si diventa? Leggi l’articolo per scoprirne di più!
L’immaginario comune dell’hacker a volte si avvicina proprio alla realtà dei fatti. Stanze buie, rumore di tastiere, comandi e stringhe di programmazione complicati. Intervistare un hacker non è compito facile. Spesso si spostano di posto in posto, in hotel, nei bar, sempre in movimento. Non vi meraviglierete quindi di sapere che questa intervista è stata realizzata tramite mail, da una nota testata americana. L’Hacker in questione di chiama Gh0s7, o tale è il suo “nome d’arte”.
Nell’e-mail rigorosamente crittografata, Gh0s7 ha affermato di non aver mai fatto l’hacking a scopo di lucro. Invece, lui e i suoi colleghi sono “hacktivist”: hacker “etici” che si dedicano a cause sociali a loro vicine. Essi rubano spesso dati da aziende e governi utilizzando strumenti di exploit remoti personalizzati, attacchi DDoS e tattiche di ingegneria sociale.
Gh0s7 è infatti il leader di Shad0wS3c, uno dei collettivi di hacktivisti più importanti e famosi al mondo. Shad0wS3c è attivo da giugno 2016 e ha operato per “un periodo piuttosto lungo”, ha affermato Gh0s7. Il gruppo è una piccola squadra affiatata di hacker di serie A. Alcuni si identificano come attivisti informatici. Alcuni no. Il target sono grandi aziende e agenzie governative.
Le loro imprese più famose? Aver hackerato il governo etiope e il Segretario per l’emergenza nazionale del Paraguay.
Alla domanda, perché sei diventato un hacker, Gh0s7 ha affermato “per motivi personali”.
Recentemente, inoltre il collettivo è passato dall’hacktivism al “lavoro di sicurezza” che prevede stress test di rete e test di penetrazione per aziende e clienti privati.
Gli strumenti di denial of service distribuito, o DDoS, vengono spesso utilizzati come arma per abbattere i server aziendali. Anche i reparti IT aziendali utilizzano il software DDoS per testare la forza di una rete. “Il Denial of Service è in realtà uno dei modi in cui puoi verificare che il tuo sistema sia sicuro”, ha affermato Gh0s7.
Una carriera dedicata ora quindi alla sicurezza, più che alla sua faccia oscura.
Leggiamo ora l’intervista realizzata al noto hacktivista.
Diciamo solo che sono un ex-attivista informatico e attualmente solo un hacker.
Quando sei autodidatta devi fare del tuo meglio per raggiungere gli altri. Soprattutto in questo campo; così mi sono interessato di hacking, programmazione e il networking di base.
Attualmente sto imparando l’ingegneria dei software per avere una visione più ampia di quello che faccio.
Ho iniziato per motivi etici, di hacktivism, 3 anni fa. Ho studiato da solo per un anno, dopodiché ho incontrato in rete un potente hacker, “Netor”. Mi ha molto ispirato. È uno degli hacker più abili che conosca. Lui mi ha guidato in molti modi. Mi ha perlopiù insegnato a usare strumenti dannosi, ma in realtà mi ha anche insegnato molto altro. Pensa che ci siamo incontrati anche di persona.
No, quello che facciamo non è legale, ma poiché non riveliamo le nostre identità, siamo coperti, e abbiamo la nostra libertà.
Da ora in poi quello che voglio fare è lavorare per la sicurezza. Questo perché i miei ideali sono cambiati. Tempo fa avrei parlato puramente di hacktivismo e di cause sociali.
Al momento mi sento un grey-hat (un hacker né buono, né totalmente malevolo, NdA).
Sì, comunico con gli hacker nel dark web e con quelli intorno a me.
Conosco molti attivisti informatici. il motivo per cui la maggior parte degli attivisti informatici hackera è per sostenere cause che i governi non supportano realmente. Uno dei motivi più quotati è la privacy e libertà delle informazioni. Le cause appoggiate dall’hacktivismo sono spesso molto importanti. Ad esempio, ad Israele ci sono hacker pro-palestinesi. Queste persone portano il conflitto dal mondo reale al mondo cibernetico.
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